DOTT. SERGIO ETTORE SALTERI

Come funziona il STP

COME FUNZIONA IL SISTEMA TONICO POSTURALE CHE REGOLA LA NOSTRA POSTURA E I NOSTRI SCHEMI DI MOVIMENTO?

“Il SISTEMA TONICO POSTURALE (S.T.P), ‘parolone’ che definisce l’insieme delle strutture atte a prevedere, pianificare, modificare, apprendere i vari schemi di movimento e che condiziona l’assetto statico dell’architettura del nostro corpo, la distribuzione dei carichi, i tentativi di compenso ai vari problemi (“Il sistema compensa o cerca di farlo ma non è in grado di correggersi ed in questo è necessario l’intervento del terapeuta” Bernard Bricot, il mio ‘Maestro Ispiratore’), la nostra performance nella quotidianità e nello SPORT, impedendoci nel contempo di soccombere alla forza di gravità.

IN ESTREMA SINTESI, quando noi ci muoviamo, camminiamo, corriamo, giochiamo…. ‘VIVIAMO’, i nostri DUE occhi ci guidano in un mondo in 3 dimensioni, che quindi necessita, oltre che di essere ‘visto’ anche di una accurata capacità ‘localizzativa’ che ci permette di individuare eventuali ostacoli o di seguire un percorso particolare: per far questo l’evoluzione ci ha portato alla stazione eretta, all’orizzontalità del nostro sguardo e al coordinamento dei nostri movimenti guidati dai nostri occhi ed entrambi gli occhi ci forniscono continuamente ed in modo coordinato, una miriade di informazioni, coinvolgendo in questo ben l’80% del nostro cervello che le raccoglie, le interpreta e le conserva. Gli stessi occhi hanno poi un ruolo fondamentale nell’apprendimento: ecco ‘svelato’ il nesso ‘misterioso’ tra posturologia e certi disturbi dell’apprendimento in quanto entrambi i sistemi utilizzano gli stessi strumenti. Se gli occhi hanno un problema questo necessariamente sarà sia legato alla postura che alla sfera apprendimento/concentrazione/attenzione. Noi poi camminiamo sui nostri piedi e, non casualmente, siamo nati… scalzi e per camminare in questo mondo dove il morbido in natura non esiste! Perché questo? Perché sotto ciascun piede, che deve muoversi, come una ‘molla torsionale’ secondo una ben precisa dinamica (tallone>parte laterale> V>IV>III>II dito>spinta dell’alluce) esistono oltre 2700 sensori, ‘tarati’ per il ‘duro’(non per il morbido!!!!), capaci di avvertire un rilievo anche di 1/100 di mm (il granello di sabbia nella scarpa ci rovina una giornata!!) che continuamente informano (o informerebbero se le nostre scarpe li rispettassero) il nostro cervello delle caratteristiche del terreno sul quale ci stiamo muovendo, in modo da fornire elementi utili a procedere nel nostro cammino o nella nostra corsa. I piedi sono erroneamente considerati come delle ‘appendici inerti’ , come strutture che hanno esclusivamente la funzione di sorreggerci ignorando in modo assolutamente colpevole il fatto che sono una delle fonti principali di informazioni che alimentano il nostro cervello. Siamo persino arrivati ad usare scarpe a barca scomodando i Masai (che vivono scalzi!) e la loro ‘tecnologia’ (!?). E’ anche vero che l’appoggio podalico , quindi i nostri piedi, non sono sempre uguali a se stessi ma cambiano la distribuzione del proprio carico a terra in base per esempio all’apertura o chiusura degli occhi, all’indossare occhiali, o in seguito ad altre azioni fatte ‘ai piani superiori’ (bocca e occhi in primis).

Ma quali sono questi ‘sistemi di sensori/recettori’ che raccolgono ed inviano le informazioni necessarie?

  1. il sistema muscolo-tendineo-fascio-scheletrico
  2. la pelle
  3. il sistema vestibolare, l’orecchio
  4. GLI occhi
  5. il sistema stomatognatico (la bocca) 
  6. i piedi

Studi del neurofisiologo francese prof Jean Pierre Roll hanno dimostrato che questi ingressi possono essere utilizzati per modificare in modo TERAPEUTICO e PERMENENTE lo schema di base alterato del sistema, nel caso in cui patologie acquisite o interventi terapeutici e trattamenti non appropriati o cattive abitudini (piercing, scarpe corte o strette o inadeguate, brillantini sui denti,…) agiscano modificando in modo patologico la naturale funzionalità del nostro corpo ed il suo assetto: grazie a questo sono arrivato ai miei brevetti (www.ripisrl.it) che utilizzano un materiale riflettente il lontano infrarosso emesso dal nostro corpo che ritorna indietro in particolari ‘punti di ingresso’ migliorando la nostra performance .

Abbiamo detto che questo sistema non riesce a correggersi ma spesso mette in atto dei compensi che aggravano il quadro di partenza aggiungendo altri sintomi ed altri problemi. Un esempio su tutti, tra le conseguenze dell’IPOCONVERGENZA OCULARE (l’incapacità di seguire una mira che giunge alla radice del naso, frutto della tensione di uno o più tra i sei muscoli che muovono ciascun occhio) vi è il disturbo della binocularità, il nostro cervello ‘vede doppio’, non riesce a fondere in modo adeguato le immagini che provengono da entrambi gli occhi e decide di ‘utilizzare’ una delle due immagini virtuali ponendola tra i due occhi. Per far questo inclina il capo, ma così facendo modifica la posizione della mandibola che scivola dallo stesso lato (disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare ATM), stressa la colonna cervicale e il cingolo scapolare che si pone in torsione con una spalla più alta dell’altra (bascula e torsione del cingolo scapolare).

La POSTUROLOGIA è un approccio MEDICO, clinico e strumentale, che si ripromette di studiare i vari sistemi e le interferenze di un sistema sull’altro per trovare delle modalità tali da RIPROGRAMMARE il sistema in modo PERMANENTE (per quanto possibile), non limitandosi al trattamento del SINTOMO di turno. A livello internazionale mentre i concetti generali sono universalmente condivisi tra le varie Scuole, esistono ancora differenze talvolta sostanziali sia sulla diagnosi che sul trattamento: la competizione scientifica che in questi anni costituisce una vera e propria sfida è a mio avviso l’humus necessario per la crescita e allo sviluppo di nuovi metodi e terapie con nuove risposte alle esigenze di SALUTE dei nostri Pazienti. Innegabile però che in questa ‘confusione creativa’ si inseriscano professionisti non sempre seri o attendibili o affidabili: sta al paziente ‘aprire gli occhi’ e pretendere di sapere a Chi e a quale tipo di professionista offre la propria FIDUCIA, soprattutto si renda conto del DIRITTO alla oggettivizzazione, con accertamenti strumentali sempre più sofisticati, della propria condizione e dell’esito dei vari trattamenti.”

Dott Sergio Ettore Salteri.